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Felicità raggiunta


Felicità raggiunta, si cammina

per te sul fil di lama.

Agli occhi sei barlume che vacilla,

al piede, teso ghiaccio che s'incrina;

e dunque non ti tocchi chi più t'ama.


Se giungi sulle anime invase

di tristezza e le schiari, il tuo mattino

e' dolce e turbatore come i nidi delle cimase.

Ma nulla paga il pianto del bambino

a cui fugge il pallone tra le case.


Montale, Ossi di seppia, 1925


Pensieri sulla felicità, a partire da una poesia.


La felicità non è qualcosa di stabile. Quando ce l’hai hai paura di perderla e quando la cerchi pensi già a quando verrà a mancare dopo averla raggiunta. È come l’uccello migratore. Non vuoi che voli via d’inverno ed allo stesso tempo temi che rimanga qui per sempre. Nonostante ciò continui nella ricerca, esuberante, camminando su fil di lama pur di raggiungere l’obiettivo. Alcuni però, nella frenesia, si sono fermati a riflettere sul significato del raggiungere la felicità, scoprendo che essa non è qualcosa di assoluto ma si può trovare in ogni piccola cosa, a patto che si smetta di alienarsi nel vagabondare della ricerca. “Smettere di cercare per cominciare a trovare”. Anche dopo queste riflessioni però, nella vita di ogni giorno, ogni azione viene compiuta con più tristezza di quella precedente finchè qualcosa di bel lo accade rendendo conseguentemente qualsiasi evento successivo “meno bello” di quello pieno di felicità. Pertanto si può dire che la felicità è solamente una convenzione alla quale l’uomo si aggrappa per fug gire al le proprie sofferenze: un’illusione. E’ un’illusione perché dopo averti fatto vedere il meglio delle cose o delle situazioni ti rinchiude nuovamente nel peg gio, con l’aggiunta di una dose di frustrazione perché si ha la consapevolezza di non poter vivere come avevamo fatto nei momenti di gioia. La felicità è come il lampo per Pascoli, ti illumina per qualche secondo facendoti rivivere i ricordi di una cosa che, quando torna il buio, rammenti di non avere. Quindi sì, come viene detto all’inizio della poesia, per raggiungere la felicità bisogna attraversare una strada tortuosa e precaria, non perchè è una cosa fragile e occorre prudenza ma semplicemente per il fatto che mentre percorriamo il cammino siamo incerti se voler provare la delusione che arriva dopo il tranello della felicità. Perciò alla domanda: “che cos'è la felicità?” rispondo che è un inganno nel quale caschiamo sempre. Non voglio dire che sia una cosa puramente negativa e che per questo motivo dobbiamo smettere di essere contenti; essere felici è l'obiettivo di tutti, ce lo ripetono fin da quando siamo bambini, addirittura alcuni praticano delle discipline per diventarlo, però dovremmo essere consape voli che non durerà perennemente. Ci sono dei momenti di tristezza che neanche la felicità può placare, forse questi sono i momenti migliori perché feriscono ma almeno non illudono.


Girolami Eleonora, Maruccio De Marco Leonardo 2°A LSI

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