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Storia di una famiglia a Tarvisio

Era una fredda giornata di febbraio e già assaporavo il gusto della primavera: il grazioso cinguettio dei fringuelli, il tubare dei colombi che si accoppiano e quella che sembrava una danza dei fiori mossi dal vento, tutto questo con come sfondo le montagne coperte di alberi, per ora spogli ma con delle folte chiome in primavera, del paese di Tarvisio, situato ai piedi delle Alpi Giulie. Mancava però ancora un mese a tutto questo e intanto dovevo stare al freddo della mia stanza, con la speranza che qualcuno entrasse dalla porta d’ingresso e scegliesse me, perché io non abitavo in famiglia come gli altri, io ero un orfano che aspettava solo di venire preso da qualcuno; nella penombra dell’angolo della mia stanza viaggiavo con la mente fantasticando su come sarebbe potuta essere la mia famiglia, pensavo a quanto mi sarei divertito a giocare con loro e a quanto sarebbe stato bello stare finalmente in compagnia, ero ancora piccolo e potevo ancora vivere i miei anni migliori nel migliore dei modi, però poi tornavo con la mente al mio angoletto e man mano che passavano i giorni e man mano che vedevo gli altri venire scelti, perdevo sempre più le speranze. Tutte queste erano rimaste fantasie fino alle 17 di quello stesso giorno. Sento la porta aprirsi e subito mi dirigo alla porta della mia stanza, in modo da farmi notare e fare bella figura sulla famiglia appena entrata. Era composta come quasi tutte le famiglie che entravano lì: due adulti e un bambino. Mentre gli adulti si erano messi a parlare col proprietario della struttura, un signore sulla sessantina di nome Attilio, il piccolo si era avvicinato a me, abbiamo preso confidenza e abbiamo iniziato a giocare insieme, sentivo che c’era sintonia tra di noi e avevo capito che questa sarebbe stata la volta buona. Il bambino torna di corsa dai genitori e mi indica, i genitori annuiscono e iniziano a parlarne con Attilio che annuisce a sua volta e sorride, finalmente era giunto il momento! Quindi si dirigono verso di me e il proprietario tira fuori dalla tasca un mazzo di chiavi, con una di quelle apre la porta della mia camera e mi fa uscire, in pochi minuti sono già in macchina con la mia famiglia. Dopo 20 minuti di viaggio siamo finalmente arrivati a casa: una villetta di due piani vicino al centro del paese. Appena entrati io inizio ad esplorare la casa, accompagnato da Thomas, il mio fratellino, ma Papà ci richiama poco dopo. Passano i primi mesi ed era esattamente come me lo ero immaginato, lunghi pomeriggi a giocare con mio fratello, i primi viaggi per le vacanze estive passate tutti insieme in famiglia, solo qualche ramanzina da Papà, tra i tre è il più severo, ma so che in fondo mi vuole molto bene anche lui. Non ho mai frequentato nessuna scuola, l’unica istruzione che ho ricevuto me l’ha data mio padre, dicendomi che sono cose basilari che tutti alla mia età imparano. Con Thomas andavo sempre a fare lunghe camminate per i sentieri sulle montagne vicino a Tarvisio, circondati dagli alti alberi che se visti da lontano sembrano muschio, ma che se visti da vicino ti faranno ricredere. Oppure andavamo a passeggio anche nei paesini vicini dove ci sono molte case diroccate e abbandonate, Papà ci ha raccontato che erano le vecchie case di chi abitava in zona, che però sono state abbandonate per costruirne di nuove, un vero peccato lasciarle così. La stagione che preferivo di più in assoluto è l’inverno, perché Thomas era a casa per le vacanze di Natale e potevamo passare tutto il tempo insieme. La cosa che preferivamo fare di più era andare a sciare, ci sono molti impianti sciistici vicino a noi e con tutta la neve che cade è il motivo per cui la zona si riempie di visitatori. Di solito Thomas, vestito con una tuta invernale e munito di snowboard, saliva sulla funivia con Papà per raggiungere il punto più alto dal quale sfrecciare a tutta velocità lungo la discesa, io invece ho sempre avuto un po’ di paura nel farlo, per cui mi limitavo a stare al punto di arrivo ad aspettarli assieme alla mamma, anche lei non molto coraggiosa.

È passato ormai molto tempo da quando mi hanno adottato, o da quando Thomas passava le giornate intere insieme a me; adesso che è cresciuto ed io sono invecchiato preferisce uscire con i suoi amici e fare le cose che tutti gli adolescenti fanno, io continuo a fare la cosa che mi piace di più in assoluto, passeggiare per i boschi, dove posso odorare l’odore dei fiori o anche l’odore della pioggia lasciata da una nuvola passeggera, chiaramente non ci vado più con Thomas, ma con la mamma e devo dire che passare del tempo con lui mi manca. La cosa che mi rende più felice in assoluto è sapere che durante la sua infanzia, io, pelo lungo, folto e dorato, con due orecchie all’ingiù e sguardo sempre vivace, sono stato il suo migliore amico e sono sicuro che un’esistenza così vivace non sarei mai riuscito neanche ad immaginarla nella penombra dell’angolo della mia stanza del canile.

Merlo Andrea 2A LSI

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