Un’analisi a difesa di Machiavelli.
“Machiavellico”: astuto e senza scrupoli, disposto ad ogni male per raggiungere il suo fine. “Il fine giustifica i mezzi” è infatti una frase conosciuta e utilizzata da molti e che molti credono sia stata scritta da Machiavelli. Ma è veramente così? Questa frase è stata veramente enunciata dallo scrittore? L’errore nasce da una cattiva interpretazione di alcune parti della sua opera più famosa, “Il Principe”. Quest’opera consisteva in un manuale che non voleva spiegare come essere un principe ideale e buono, ma come essere un principe che sapesse conquistare e mantenere il potere. Nel capitolo XVIII è possibile trovare una delle affermazioni che hanno generato il malinteso portato avanti nei secoli: “e nelle azioni di tutti gli uomini, e massime de’ Principi, dove non è giudizio a chi reclamare, si guarda al fine. Facci adunque un Principe conto di vivere e mantenere lo Stato; i mezzi saranno sempre giudicati onorevoli, e da ciascuno lodati; perchè il vulgo ne va sempre preso con quello che pare, e con l’evento della cosa;” Sebbene a una lettura superficiale questo possa sembrare solo un altro modo per esprimere il concetto “il fine giustifica i mezzi”, a un’analisi più approfondita risulta chiaro come in realtà non è così. Mentre “i mezzi” indicano tutto ciò che è utile per raggiungere uno scopo, la parola “fine” che utilizza Machiavelli non è da intendere qui con il significato che gli viene attribuito comunemente, ovvero come lo scopo per cui si compie una determinata azione, ma, al contrario, viene utilizzato per indicare il risultato finale ed in questo caso il bene e la stabilità dello Stato. Un altro termine che prova la scorrettezza di questa interpretazione è il verbo “giustifica”, la cui definizione è “far ritenere legittimo, in base a speciali considerazioni, ciò che normalmente non lo è”. Innanzitutto questa parola non viene usata da Machiavelli, gli è stata attribuita in seguito. Poi bisogna capire perchè è sbagliata. Il motivo è semplice: un ipotetico principe non ha bisogno di giustificazioni, perché politica e morale sono per Machiavelli separate. Se non lo fossero la politica sarebbe impossibile da praticare in quanto richiede a volte necessariamente delle azioni non buone, come Machiavelli ribadisce più volte.
Altra distinzione importante per comprendere meglio questa frase è quella tra volgo e popolo. Il popolo è un'unione cosciente di persone e di conseguenza ha un'accezione positiva, mentre il volgo è grezzo e ignorante, è e quindi è sempre visto negativamente. Possiamo ritrovare questo concetto anche nella commedia “La mandragola”, in questa frase: "Questo è incapace di indagare la verità delle cose, poiché guarda solo alle apparenze e al risultato." Qui Machiavelli ritorna al discorso già affrontato precedentemente nel “Principe”, dove ribadiva che il volgo guarda solamente come si presenta il principe e non la sua vera natura. Se i risultati della politica portano a lui dei benefici, allora riterrà buone le azioni che hanno portato ad essi, anche se terribilmente malvagie. In conclusione se proprio si vuole dire che il fine giustifica i mezzi, allora bisogna aggiungere che questo principio vale solo agli occhi del volgo, e “nel mondo non è se non volgo”, chiosa amaramente il nostro autore. Tuttavia questa separazione tra morale ed agire vale solamente nell’azione politica. L’opinione di Machiavelli riguardo a questo punto è molto esplicita, come ad esempio in un'altra famosa frase che si può trovare nel capitolo XV del Principe: “et etiam non si curi di incorrere nella infamia di quelli vizii sanza quali e’ possa difficilmente salvare lo stato”. Qui Machiavelli spiega che, per mantenere il potere e per conservare lo stato, il principe può usare qualsiasi mezzo, anche infame, se la necessità lo richiede. I comportamenti immorali sono quindi a volte necessari o accettati solo per i fini politici dell’unione e della pacificazione dello Stato e solo se strettamente necessari. Ben diversa è l’opinione di Machiavelli se parliamo di comportamenti individuali. Se andiamo, infatti, a prendere in considerazione la sua commedia, la “Mandragola”, lo scrittore giudica amaramente e negativamente i suoi personaggi proprio perché sono disposti a tutto pur di arrivare ad uno scopo personale, spesso gretto ed egoistico, andando contro la morale. Un esempio eclatante è quello di fra Timoteo, frate corrotto e assetato di soldi, che cerca di convincere Lucrezia, la protagonista, a tradire suo marito con un altro uomo anche a costo della morte di un innocente. Quest’opera è quindi un’ulteriore prova che Machiavelli stesso non apprezza affatto chi applica il suo presunto principio al di fuori della politica.
Grigio Greta, Ressa Valentina, Rupil Alice 3°A LSI; Olivieri Giulia 4°B LSU
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