top of page

Il primo re

Il match 1

Il Primo Re: un film politico e controverso.

A volte i film che parlano di storia sono noiosi, perché rischiano di cadere in una trama da documentario e sono poco interessanti per lo spettatore. “Il Primo Re” però non è nulla di tutto ciò. Esso si presenta come un film storico anche se sarebbe più corretto dire che di storico c’è solo lo scenario. Sicuramente è un film contro ogni aspettativa, che lascia senza parole dopo essere usciti fuori dalla sala, nonostante ciò ha ricevuto tanti elogi quante critiche che si basavano sia sugli aspetti di ricostruzione sia sul contenuto più profondo. L’archeologo e critico Nicolò Agresta, nella sua recensione, critica il film perché non riporta nella sua interezza quanto le fonti ci dicono della vita di Romolo e Remo. L’autore sottolinea anche alcune imprecisioni di ricostruzione storica, ad esempio che nell’ VIII secolo a.C. i villaggi non sarebbero mai stati costruiti ad un’altitudine così bassa poichè gli insediamenti proto-urbani del Latium Vetus sorgevano sempre su colline o alture difese naturalmente. Quindi la rappresentazione del villaggio all'interno del bosco è sbagliata. D’altro canto “Il Primo Re” è un film, non un documentario, quindi è plausibile che il regista abbia selezionato solamente le fonti più importanti o per lui più significative. Inoltre, l’ambientazione storica dell’ VIII secolo a,C. è molto complicata e chi si è occupato di ricostruirla, data la scarsa quantità di fonti dell’attività umana protolaziale, è stato molto abile a renderla realistica e verosimile. Un altro punto a suo favore è sicuramente l’utilizzo della lingua protolatina. Chi dice che è stata inventata poichè non ci sono documentazioni scritte, probabilmente non sa che per renderla il più realistica possibile è stato chiesto aiuto all’Università La Sapienza che ha mescolato più lingue, quali latino, etrusco ed osco. Esaurite le critiche su alcuni aspetti storici e stilistici, entriamo adesso nel vero problema del film che è il drastico cambiamento psicologico dei protagonisti che, da pastori seminomadi pronti a liberarsi dalla schiavitù, si trasfromano uno in un sovranista del ‘900 e l’altro in un filosofo del ‘700 francese. Partiamo dalla figura di Remo, che si propone fin dagli inizi come l’uomo forte capace di comandare chi gli sta attorno. Nella seconda parte, invece, i suoi forti valori “romani” cominciano ad appassire, quando sente l’oracolo ed interpreta (male) di dover commettere un fratricidio. Lì Remo compie magicamente un salto evolutivo di pensiero di quasi due millenni arrivando a mettere addirittura in discussione la veridicità del sacro (cosa che ai nostri tempi varrebbe a dire mettere in discussione la validità della scienza) fino ad affermare che il dio è lui. Passiamo invece a Romolo, anche lui leggenda della mitologia e legato al sacro molto più di Remo. Quando quel filosofo del fratello comincia ad impazzire, decide di prendere in mano la situazione. Dopo l’aiuto contro i nemici di Alba, compie l’oracolo uccidendo il fratello, ma anche lì qualcosa di magico accade: “Tremate questa è Roma!”, e se non erro dovranno tremare anche tutti quelli che sono “diversi” e che la pensano diversamente o che proveranno ad oltrepassare i fuochi che ardono già attorno alla città. Questa è Roma? La stessa che inseriva nel pantheon qualsiasi divinità e che non possedeva nemmeno il concetto di “razza migliore” (proprio perché nata da persone provenienti dei posti più diversi) o di xenofobia? A me più che Roma sembra un terzo reich. Inoltre il concetto di “razza migliore” è impresso nelle nostre menti dall’inizio alla fine della pellicola grazie al costante utilizzo della violenza, che alcuni hanno attribuito ad un tocco iperrealista al film, ma il concetto qui è esplicito ed è la legge dei più forti, dove coloro che si oppongono a Romolo, i deboli, vengono massacrati mentre gli altri, i potenti, risultano i massacratori. Ad ogni modo non vorrei dare false attribuzioni sul mutamento così rapido di personalità di Romolo, forse l’epoca? forse Romolo stesso? o forse Rovere? Un altro fattore è proprio l’ultima scena dove il regista ha scelto di far comparire delle immagini in cui viene mostrata tutta l’espansione dell’Impero romano nel mondo e magari indurre gli spettatori a pensare quanto bella fosse la politica di Roma che l'aveva portata ad essere l‘Impero più potente del mondo... un deja-vu di ciò che è stato esaltato in epoca fascista. Comunque, in conclusione, se consideriamo anche il periodo in cui il film è uscito nelle sale, potremmo proprio pensare che non solo voleva mandare il messaggio che già a Roma si celebravano valori che furono poi del fascismo, ma che forse non sono mai andati via dall’Italia.


Girolami Eleonora, Maruccio De Marco Leonardo 2°A LSI


Il match 1

Il Primo Re: un film profondo ed affascinante

Un film recitato interamente in lingua protolatina, per raccontare il mito della fondazione di Roma. Il regista Matteo Rovere ha portato nelle sale un’opera audace; “Il Primo Re”, uscito nel 2019, ha aperto subito dibattiti accesi. Il film non vuole essere un documentario storico, bensì narrare il mito di ciò che ha preceduto la fondazione di Roma. Il regista è stato ampiamente elogiato per la sua chiara originalità e rappresentazione realistica, ma al contempo criticato per aver trasmesso ideologie controverse. Il film non è semplice da guardare, è crudo, diretto e pieno di violenza, anche se necessaria alla sopravvivenza. I protagonisti, Romolo e Remo, rappresentano valori opposti, tra i quali prevalgono infine quelli di Romolo, che diventa Il primo re.

Con la fondazione di Roma, il re annuncia che “questa città nasce dal mio dolore e dal sangue di mio fratello. (...) Che questo sangue fraterno che bagna la nostra terra sia duro come la pietra e che vi sia incisa sopra una parola scritta che riecheggi nella mente di ogni uomo che oserà solcarla attaccarla o chiedere asilo. Tremate, questa è Roma!

Questa è la frase conclusiva del film; è di grande impatto e con poche parole sembra riassumere l’intera storia di Roma. Qui subentrano alcuni i critici a denunciare propaganda nazionalista e xenofobia, che attaccano l’esaltazione dell’intera storia di Roma, sottolineando come il film sembri esaltare la città che chiude i suoi confini discriminando gli stranieri, e che questo comportamento si riflette spesso ancora oggi in diverse azioni politiche. Quando Remo comincia ad impazzire, opponendosi al volere degli dei (il sacro) e al suo destino, Romolo decide di prendere in mano la situazione: è lui ad uccidere il fratello, e a pronunciare le famose parole: “Tremate questa è Roma!” per incutere timore in tutti quelli che sono “diversi”, “estranei” e che oltrepasseranno i fuochi che già ardono intorno alla città. Queste parole ci riportano secondo alcuni immediatamente all'ideologia fascista del secolo precedente e alla xenofobia che c’è ancora oggi. Ci si dimentica però che il film mostra anche come la stessa Roma sia stata fondata da un popolo originariamente schiavo ed eterogeneo. Il lavoro del regista è di proporre in chiave interpretativa una mito, ma il suo compito è anche quello di immaginare le emozioni che quegli uomini avevano provato, e di farle provare a loro volta agli spettatori attraverso l’arte.

L’elemento fondamentale del film non è la violenza o l’esaltazione della forza e tanto meno i messaggi politici. Bisognerebbe piuttosto focalizzarsi su tutti i particolari che riescono a rappresentare la società arcaica, senza idealizzarla. Un principio ricorrente che può essere considerato il filo rosso che unisce tutto il film è il sacro. Il sacro è ovunque, nel bene e nel male, in cielo e in terra, nella vita di tutti i giorni. Il sacro domina su tutto quello che succede, e tutto quello che succedeva dipendeva da un volontà divina. La religione era inviolabile, tutti i componenti della società, per quanto diversi gli uni dagli altri, erano legati da questo sentimento di timore che li accomunava, in cui credevano e per cui vivevano, e nessuno poteva contrastarlo. Tutti a parte Remo, che utilizza la forza fisica, la violenza brutale ed il terrore per esercitare il suo potere e non rispetta il volere divino, fino a morire poi a causa di questa sua ribellione. Romolo invece si contraddistingue per la sua pietas; nonostante ami suo fratello accetta il verdetto della vestale, lo uccide per fondare una società ed un potere basati sul fuoco sacro della comunità. Inoltre bisogna cogliere un particolare che spesso viene trascurato. Il Primo Re non è un documentario, è un film che racconta un mito, è quindi un ponte che connette due mondi: da mito a storia. È quel passaggio intermedio che avviene prima della fondazione della grande Roma, le gesta di due fratelli sconosciuti che saranno l’origine di un grande impero. Il film è talmente particolare che una sola visione non è abbastanza per riuscire a coglierne la vera essenza, per comprenderne la maestosità. E dopo averlo rivisto ti colpisce in tutta la sua bellezza.


Sellitto Martina, Slongo Giada 2°A LSI

50 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page