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Immagine del redattoreGiornalino Uccellis

L’invisibile agli occhi

Uno sguardo storico sulla bellezza

A volte non ci rendiamo conto di quanto il giudizio altrui possa influenzare il nostro comportamento. A volte, abbiamo paura di apparire sciatti, sporchi, disordinati, imperfetti. Ecco, concentriamoci su questa parola: imperfezione, ovvero un difetto che rovina un qualche prototipo. A spiegarlo così, sembra una parola quasi insignificante vero? Beh, per molte persone non lo è: per assomigliare al prototipo di bellezza che la società di oggi ci impone succede spesso che queste ultime modifichino il loro carattere, il loro stile di vita e il loro corpo. Molte volte capita però che le modifiche sfuggano di mano e che le conseguenze che ne seguono siano disastrose. Purtroppo un fattore che influenza molte persone, specialmente gli adolescenti, sono i social. Le belle immagini di ragazze magrissime, con i capelli lunghi e setosi, la bocca piccola e una pelle senza impurità ci convincono che siamo noi quelle sbagliate e la loro immagine “perfetta” rimane impressa nelle nostre menti. È difficile guardarsi allo specchio, notando quella nostra parte del corpo più tonda, troppo grossa, lunga e così via dicendo. Parlare di anoressia è molto più comune rispetto ad una volta, e questo colpisce molti ragazzi di entrambi i generi. Ma come siamo arrivati a questo punto? Un tempo, nell’antica Grecia, il concetto di bellezza e di perfezione stava nell’armonia dell’intero corpo, delle forme della persona che insieme creavano un movimento sinuoso, indifferentemente dai dettagli che al giorno d’oggi sono spesso oggetto di critica. Per gli antichi Greci l’idea di bellezza è espressa da due aggettivi: “καλός” e “ἀγαθός”, cioè “bello” e “buono”. Ricordiamo anche il principio di καλοκαγαθία, formato proprio dall’unione dei due aggettivi: i Greci credevano che chiunque fosse bello e valoroso d’aspetto lo fosse anche d’animo. Di conseguenza per questo popolo non era bello solo ciò che si vedeva, ma ciò che riguardava il comportamento ed il rapporto corpo-anima. La prova di ciò è data dall’enorme numero di statue e opere d’arte che i nostri antenati, greci e romani, ci hanno lasciato. Nel tempo, il concetto di bellezza è cambiato: negli anni 50, ad esempio, andava di moda avere il corpo a clessidra, con vita stretta e fianchi tondi; negli anni 70 e 80 era importante avere un fisico atletico ma esile, con muscoli ben scolpiti e gambe lunghe.

Al giorno d’oggi il fisico ideale è tonico, scolpito ma non troppo muscoloso, la vita stretta è tornata di moda assieme alle gambe lunghe. “La bellezza è la miglior lettera di raccomandazione” oppure “La bellezza è potere” sono tutti concetti che mettono in difficoltà i giovani che non hanno un fisico coincidente con quello considerato dalla società “bello” e “perfetto”. E fa male, fa tanto male. Negli ultimi anni è nato un movimento sociale chiamato body positive, che ha come scopo quello di mettere in evidenza ogni tipo di corpo, facendo accettare a un qualsiasi individuo il suo fisico e la sua persona. Dobbiamo andare oltre, capire che non è un canone di bellezza a identificarci. Tiriamo fuori la civiltà greca che è in noi cominciamo a cambiare il concetto che oggi regna nelle nostre menti.


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