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Recensione: Il Deserto dei Tartari


Dopo la nomina da sottotenente a ufficiale, Giovanni Drogo viene assegnato alla Fortezza Bastiani. Essa si erge su una vasta pianura chiamata “Deserto dei Tartari” da dove in passato i nemici erano soliti fare incursioni. Da vari anni ormai non si fa viva nemmeno l’ombra del pericolo, facendo diventare il sapore della battaglia qualcosa di sempre più atteso e paradossalmente desiderato. Durante la lettura si assiste ad un fenomeno di tempo accelerato: il desiderio di un evento o di un’emozione fa sembrare tutto quello che sta attorno insignificante e marginale, facendo quasi dimenticare che la vita non è fatta solo di lunghe attese. L’autore con questo romanzo vuole mandare un messaggio su come decidiamo di usare il tempo che vola, costringendo ad una riflessione sul modo in cui frenarlo e sciogliersi dalle catene del trascorrere. Passiamo gran parte del nostro tempo alla ricerca di qualcosa, forse basterebbe smettere di cercare e cominciare a trovare un senso nelle cose che abbiamo davanti agli occhi. Drogo, infatti, pur presentataglisi l’opportunità di fuggire da quel mondo, decide di restarci per perseguire e consolidare la sua scelta: quella di rimanere nella fortezza a proteggere un confine. A seguito di tale decisione, l’abitudine diventa un rito capace di propiziare l’arrivo dei tartari e le consuetudini vengono pervase dalla stessa passione che accompagna ogni avventura. La ricerca del tenente Drogo, quindi, compendia in sé quella di molti uomini che, saldi nel perseguire un obiettivo, scrutano imperturbabili l’orizzonte in un'attesa che può durare una vita intera. Lo stile e il modo di raccontare di Buzzati, accompagnati da un velo di malinconia, rendono unica la lettura di questo romanzo che seppur privo di avvenimenti drammatici per la maggior parte della lettura, è sottilmente angosciante. Straordinaria è inoltre la rappresentazione dei sentimenti dei militari dovuta all’esperienza di giornalista di guerra dell’autore, consapevole quindi dell’animo che si cela dietro alla figura di ogni ufficiale.


Maruccio De Marco Leonardo 2°A LSI

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