Sesso nell’età di mezzo
Come immaginiamo il medioevo? Buio, morte, guerre, carestie, epidemie e avanti. In realtà non è esattamente così e basta pensare a Boccaccio, Petrarca, Marco Polo, tutti personaggi vissuti in quel periodo che sicuramente non vivevano nel buio e nella disperazione. Un altro grande stereotipo sul medioevo è che il cristianesimo che impregnava la società dell’epoca impedisse di parlare apertamente di sessualità. A sfatare questo pregiudizio accorre in aiuto l’alleato più fedele degli studenti quando si parla di storia, Alessandro Barbero. Con la sua conferenza “La sessualità nel medioevo” (la potete trovare su youtube) spiega e analizza diverse fonti, letterarie e giuridiche, dalle quali emerge che la Chiesa non aveva fatto il lavaggio del cervello ai fedeli. Ricordiamo che Boccaccio stesso era un chierico, e il Decameron oltre a contenere novelle di profondo significato sociale e morale ha come primo scopo quello di divertire, e quale argomento migliore per far ridere un gruppo di giovani ragazzi in cerca di distrazioni dalla “dolorosa ricordazione della pestifera mortalità”, se non la sessualità? Barbero cita una storiella particolare, un Fabliaux, ovvero un racconto francese caratterizzato da lessico e argomenti scabrosi. In questa novella, il cui titolo non è riportabile su un giornalino scolastico, si riflette la società dell’epoca, dove si ride non solo di chierici ma anche di molti preti e addirittura vescovi che amano essere accompagnati da donne. Nei secoli precedenti potevano sposarle senza tanti problemi, a quei tempi invece potevano solamente conviverci, bastava non farsi tanto notare; se prima i figli erano riconosciuti ora non lo erano più, ma tutti sapevano chi erano i padri di questi misteriosi bambini. Chi non ripone fiducia nei francesi, può sempre andare ad una lettera di Salimbene da Parma, un frate italiano del 1200, molto conosciuto, che frequenta persone importanti. Tra queste addirittura dei vescovi che però, a suo parere non sono tutti uguali: da una parte ci sono quelli avari, ignoranti, gretti e dall’altra invece quelli buoni, magnanimi, alla cui tavola si mangia e si beve in quantità. Salimbene è talmente preciso che nomina anche uno di questi vescovi, Filippo da Pistoia, arcivescovo di Ravenna, gran politico, veramente un signore, peccato però che avesse dei figli, ma come commenta Salimbene, ognuno ha i suoi difetti. Possiamo ritrovare questo atteggiamento tollerante anche attraverso un documento arabo dell’inizio del XII secolo redatto da Usama ibn Munqidh, un emiro di Palestina, che descrive le abitudini degli europei da un punto di vista esterno e diverso da quello delle fonti usuali. Usama riscontra tantissime differenze tra la sua civiltà e quella degli europei, soprattutto vuole evidenziare come i franchi, come li chiama lui, abbiano una totale mancanza di onore e di gelosia nei confronti delle proprie donne. Per darne prova racconta un episodio di cui è venuto a conoscenza nei suoi viaggi europei: un mercante di vini un giorno torna a casa e scopre un uomo a letto con sua moglie, subito gli chiede cosa ci faccia lì, al che l’uomo risponde che era molto stanco e che voleva riposarsi un po’. Il mercante non è del tutto convinto e chiede all’intruso come mai ci sia anche sua moglie nello stesso letto e la risposta è che siccome il letto è suo, non può impedirle di starci anche lei. Insomma agli occhi di un arabo gli europei dovevano apparire veramente molto disinibiti. Torniamo ora alle fonti interne e prendiamo in considerazione una novella del Boccaccio. È una novella che pochi conoscono, perché non è molto proposta, anche a scuola, essendo particolarmente esplicita. La novella in questione è quella di Pietro da Vinciolo, un ricco signore fiorentino sposato con una donna per coprire la sua omosessualità, di cui in realtà tutta la città è a conoscenza. Sua moglie, accortasi del completo disinteresse di Pietro nei suoi confronti rimedia procurandosi degli amanti. Come continua la novella è abbastanza prevedibile, il tradimento viene scoperto ma quello che invece è meno prevedibile è che la moglie a questo punto rivendichi esplicitamente il suo diritto al piacere; il suo finale comico e piccante lo potete tranquillamente leggere direttamente dalla novella (ultima della V giornata). Possiamo trarre alcune conclusioni: da un lato il fatto che, nonostante tutti fossero a conoscenza dell’orientamento sessuale di Pietro da Vinciolo, non gli era mai successo nulla di male e continuava a vivere la sua vita senza problemi; dall’altro che la sessualità è letta come un bisogno naturale ed un diritto, sia per l’uomo che per la donna. Tralasciando questi racconti più o meno scherzosi, un ulteriore esempio di come la società medievale percepiva questo argomento è un episodio tratto dal “Roman de la Rose”, un romanzo francese la cui traduzione italiana è da alcuni attribuita addirittura a Dante. L’innamorato protagonista di questa opera ad un certo punto si trova a conversare con la figura della Ragione.
Un conoscitore superficiale della storia medievale forse si troverà in difficoltà a incontrare questa donna, credendo che il medioevo sia stato effettivamente quell’“età di mezzo”, governata da superstizione e paura. Se fosse effettivamente così in uno dei romanzi più famosi di quel periodo non ci sarebbe spazio per la Ragione con la R maiuscola, virtù dei più grandi filosofi greci. Il suo ruolo è quello di far riflettere il protagonista: mentre i due stanno discutendo, Ragione nomina esplicitamente una parte del corpo per così dire, poco nobile. Vedendo lo stupore del protagonista per la libertà di linguaggio di una “signora”, la Ragione gli pone varie domande per portarlo ad ammettere che è inutile fare una distinzione tra “parole cattive” e “parole buone” perché qualsiasi cosa noi nominiamo è sempre figlia di Dio e come tale si merita di essere chiamata con il suo nome perché dotata di una dignità inconfutabile. Insomma il medioevo non censura, non ha paura delle parole e soprattutto non ha paura del sesso perché è parte integrante della vita umana. Ancora una volta vediamo le affermazioni di Barbero farsi pratiche, la Chiesa e il cristianesimo non condannano il sesso perché è sesso, lo condannano solo se nel farlo non ci si pongono alcuni limiti. Per concludere, andandole a cercare, le fonti che troveremmo su questo argomento sono veramente tantissime e a volte noi moderni che crediamo di essere tanto liberi, ci sentiamo in imbarazzo a leggere certe novelle del Boccaccio che pure all’epoca avevano avuto grande successo. Da tutto questo possiamo dedurre che se mai abbiamo pensato al medioevo come un periodo dominato da una religione oppressiva, dedito solo e soltanto alla penitenza, allora abbiamo frainteso questa complessa epoca, che fu a dir poco luminosa.
Rupil Alice 3°A LSI
Comments