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Immagine del redattoreGiornalino Uccellis

Dal profondo dell’Elba

Quasi tutti conoscono l’isola d’Elba per il suo mare cristallino, le sue spiagge variegate, l’entroterra mediterraneo o per i meravigliosi scorci al tramonto, ma non altrettanti conoscono i misteri che i suoi fondali sabbiosi racchiudono. Si tratta di sirene,megalodonti o calamari giganti? Purtroppo non hanno a che fare con la criptozoologia e neanche con la mitologia ma hanno a che fare con l’uomo:tra i suoi passati gloriosi e le sue negligenze.


Il relitto di Pomonte

La sua storia non è famosa come quella del Titanic ma rimane sempre un racconto e una meta popolare per gli elbani e per i cittadini di Pomonte,una minuscola frazione esposta ad ovest.  Ad oggi sembrerebbe una casa arrugginita per occhiate, saraghi, castagnole o murene ma quasi sessant'anni fa  si trattava della Elviscot: una nave mercantile di 499 tonnellate costruita nel 1960 in Olanda, usata per il trasporto di legnami dal proprietario Lavinia Antonio Scotti di Napoli per le rotte tra il sud Italia e Marsiglia.

Il suo viaggio fatale iniziò i primi di gennaio del 1972 da Taranto, dove la Elviscot salpò vuota perché si sarebbe fornita di cemento una volta arrivata in Francia; in Corsica la poppa iniziò ad imbarcare acqua quindi il comandante ritenne opportuno spostare la rotta verso l’Isola d’Elba, precisamente verso Pomonte dove, certo di un fondale sabbioso, deviò verso terra. Il piano sarebbe stato perfetto se a 200 m dalla riva non ci fosse stato uno scoglio, detto scoglio dell’Ogliera, che centrarono in pieno facendo impennare lo scafo e, siccome la poppa continuava ad imbarcare acqua, la sua fine era inevitabile. Alle ore 20 del 10 gennaio, quindi, la Elviscot affondò; il destino, però, non remò contro anche all'equipaggio che, trovandosi a 200m dalla riva, si salvò.

Ad oggi la nave giace ancora su un fondale di 12m, le sue condizioni sono precarie poiché il suo stato di degrado è avanzato ma resta una meta turistica affascinante e facile da raggiungere sia via mare, da privati e non, sia via terra, dalla spiaggia di Pomonte che si è attrezzata con canoe o pedalò.

“La sua storia non è famosa come quella del Titanic”ma, se facessimo finta che lo scoglio dell’Ogliera fosse stato un iceberg in mezzo all'oceano, le due storie potrebbero essere almeno simili, vero?


Islander

Navigando a sud-est dell’Isola si giunge a Punta Nera dove, a 12 metri di profondità si può osservare un relitto piuttosto insolito: un aereo.L’Islander, da sempre confuso con un idrovolante,è,invece, un aereo bimotore (aeroplano da turismo) da dieci posti. Sebbene esso non abbia interessi storici o biologici e non si conosce neanche il motivo e la data di ammaraggio, rimanendo un vero mistero, sono in molti a fare delle immersioni sul relitto poichè molto suggestivo e adatto a subacquei di ogni livello. L’Islander posa,perfettamente integro,sopra le verdi posidonie e la candida sabbia. La cabina di pilotaggio è intatta, si possono distinguere ancora i sedili,i pedali, la barra di comando e i vari strumenti di bordo,non è lo stesso per il motore di sinistra che si è staccato e giace lateralmente nella sabbia,la carlinga (parte superiore del mezzo) è foderata da briozoi e la coda,invece, è mancante poiché si è staccata a causa dell’impatto con l’acqua e non è stata ritrovata.

Nonostante questo relitto sia abbastanza anonimo e sottovalutato dagli isolani stessi, l’Islander è apparso in un famoso programma televisivo: “Freedom”, dove il conduttore,Roberto Giacobbo, si è immerso per vedere lo splendore del velivolo inabissato.

Relitto di Procchio

Delle volte i relitti portano alla luce i passati valorosi dell’uomo con gli oggetti che contengono o con la storia che possiedono ed è proprio il caso del Relitto di Procchio che ha conservato per secoli dei magnifici manufatti romani. Nel 1967 una mareggiata nel golfo di Procchio, scoprì il relitto di una nave oneraria romana conservata quasi perfettamente, situata a pochi metri dalla superficie; la nave,costruita a “scafo portante”, era lunga 20 metri circa e possedeva solo un albero, pertanto si trattava di un piccolo trasporto costiero. Nel ponte,luogo dove si accendeva il fuoco, furono trovate tracce di combustione mentre lo scafo presentava una copertura di lastre di piombo che serviva a non far attaccare i vari molluschi.

Dai seguenti studi è emerso che la nave affondò tra il 130 e il 200 d.C ma le cause dell'affondamento rimangono ancora misteriose, tuttavia questa mancanza passò subito in secondo piano quando si scoprirono i tesori che essa conteneva.

Lo scafo riportò un’olletta sigillata con all’interno delle olive e una situla di rame usata di frequente a quanto ci dicono le tracce. Nella zona destra dello scompartimento vennero trovate tre lucerne di produzione africana di cui una con il bollo “IUNI ALEXI”, frammenti di ceramica e mortai di uso quotidiano. Nella parte finale della stiva,invece, vennero ritrovati due scheletri: di un cane di piccola taglia e di un grosso ratto, ciò la dice lunga sulle condizioni igieniche. Vennero anche trovate delle gomene arrotolate, ciottoli di granito usati come zavorre, estremamente necessari per bilanciare il peso della nave, ma il ritrovamento più importante fu quello di una statuetta Crisoelefantina in avorio in cui erano raffigurati Dioniso e Pan.

Ad oggi i manufatti sono esposti al Museo Archeologico di Marciana mentre la nave si

trova sul fondale marino completamente insabbiata dalla Sovrintendenza in attesa di ulteriori finanziamenti per cercare altri reperti o per tirarla fuori dall’acqua.












Questi sono solo alcuni esempi affascinanti di ciò che si può trovare nei misteriosi fondali elbani, fondali ancora in parte  inesplorati che nascondono chissà quanti altri reperti storici e non, con delle storie tutte loro,  pronti ad essere scoperti per raccontarle.

...e come direbbe Lucio Dalla “Come è profondo il mare”

Eleonora Girolami 1LSI

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