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Immagine del redattoreGiornalino Uccellis

James Webb space telescope

Dopo più 20 anni di lavoro da parte di centinaia di aziende, istituzioni, università e di tre delle più importanti agenzie spaziali al mondo e un costo di oltre 10 miliardi di dollari, il 25 dicembre 2021, sul razzo Ariane 5, il James Webb Telescope è decollato, cominciando il suo viaggio di 1.5 milioni di km lontano dalla Terra. Si tratta del più grande e potente telescopio mai costruito, avendo, infatti, uno specchio primario largo quasi 6.5 metri. Il nome conferitogli è un omaggio a James Webb, amministratore della NASA tra il 1961 e il 1968, il quale ha avuto un ruolo fondamentale in diversi programmi spaziali, tra cui lo stesso programma Apollo che riuscì per la prima volta a portare l’uomo sulla Luna. Gli specchi che compongono lo specchio primario sono composti di berillio, materiale che non solo è capace di mantenere la sua forma a temperature criogeniche, ma è anche un buon conduttore di elettricità e calore. Il James Webb è stato progettato per raggiungere la sua destinazione, ovvero l’orbita del Sole intorno al secondo Punto di Lagrange, dopo circa un mese dalla sua partenza. Durante il suo viaggio, le tre sezioni in cui è ripiegato lo specchio primario si dispiegheranno fino ad arrivare alle loro posizioni permanenti. Ciascuno dei 18 segmenti, da cui è formato lo specchio, è esagonale, rendendo la struttura approssimativamente circolare, una forma preferibile poiché focalizza più facilmente la luce in direzione dei rilevatori.   Queste sezioni, inoltre, sono rivestite da una patina d’oro, la quale migliora la riflessione della luce infrarossa. Nonostante le minuziose e strabilianti specifiche del James Webb, l’elemento che lo rende davvero innovativo ed entusiasmante  è di fatto ciò che andrà a studiare durante la sua

permanenza nello spazio. Il telescopio, per l’appunto, ci permetterà di osservare un periodo della storia del cosmo mai visto prima.  Questo strumento sarà capace di fornirci una finestra d’osservazione nell’epoca in cui le prime stelle e le prime galassie si formarono, approssimativamente intorno a 13.5 miliardi di anni fa. Questa missione richiede, tuttavia, che il telescopio sia in grado di percepire un tipo di luce diverso da quello che i nostri occhi possono vedere.


A causa dell’espansione del cosmo, infatti, le prime stelle e galassie si stanno allontanando dalla Terra così velocemente che la loro luce viene spostata su lunghezze d’onda dell’infrarosso. Per poter rilevare queste deboli emissioni, il telescopio deve trovarsi ad una temperatura estremamente bassa , cosicché il suo stesso calore non influenzi quello rilevato.

Il James Webb sarà, oltretutto, uno strumento utile per studiare quella parte di Universo più vicina a noi. Gli Scienziati potranno raccogliere maggiori informazioni riguardo i differenti pianeti e corpi celesti nel nostro Sistema Solare, al fine di determinare la loro origine e la loro evoluzione. L’analisi degli esopianeti, pianeti che orbitano attorno a stelle diverse dal Sole, costituisce un altro obiettivo di questo progetto: la loro osservazione fornirà dati riguardanti la loro abitabilità e atmosfera. Questi, tuttavia, costituiscono solo una minima parte degli scopi e delle possibilità di utilizzo di questo straordinario strumento.

In sostanza, tutto ciò che ci resta da fare è attendere che il James Webb giunga a destinazione, permettendoci di osservare tutto ciò che l’Universo nella sua immensa bellezza ha da offrirci. Di fatto, come Klaus Pontoppidan, scienziato che ha partecipato alla realizzazione del telescopio, ha affermato durante una recente conferenza: “Il telescopio è stato costruito per rispondere a domande, che noi non sapevamo di avere".


Laura Barbuio 5D LCE

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