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Immagine del redattoreGiornalino Uccellis

L’amore che uccide

Prevaricare non è sinonimo di amare


Cos’è il femminicidio? Prima di iniziare a esporre dati e approfondimenti, è necessario capire bene cos’è il femminicidio. A volte, infatti, l’argomento è poco conosciuto e le informazioni divulgate sono errate. Il termine femminicidio identifica i casi di omicidio nella quale una donna viene uccisa da un individuo di sesso maschile con l’intento di annientarne l’identità attraverso l'assoggettamento fisico e psicologico. Rilevante e non casuale è il sesso femminile della vittima. In molti casi, la donna prima della morte ha subito violenze sia fisiche, sia psicologiche.

Usualmente il “femminicida” inizia con aggressioni lievi, spesso sottovalutate. Passo dopo passo crescono e si acuiscono, e si concludono con la morte della vittima. “Nella maggioranza dei casi l'uccisione non è frutto dell'improvvisa perdita di controllo o della presenza di patologie psichiatriche da parte dell'assassino ma rappresenta l'ultimo di una serie di atti violenti a cui la donna è stata sottoposta, dal punto di vista sessuale, fisico, psicologico o economico dal suo assassino.”

Il Messaggero


• Dati e approfondimenti?



Secondo i dati dell’ISTAT le donne vittime di omicidio volontario in Italia nel 2019 sono state 111, nel 2018, invece, 133. Nel grafico qui in alto le vittime di omicidio volontario di sesso maschile sono maggiori rispetto a quelle di sesso femminile. Quindi perché dibattere sul femminicidio?


Secondo i dati dell’ISTAT le donne vittime di omicidio volontario in Italia nel 2019 sono state 111, nel 2018, invece, 133. Nel grafico qui in alto le vittime di omicidio volontario di sesso maschile sono maggiori rispetto a quelle di sesso femminile.

Quindi perché dibattere sul femminicidio?



Testimonianze



Queste storie di femminicidio vengono raccontate dal programma “Amore criminale” prodotto dalla Rai. La prima vicenda racconta dell’orrore degli orfani di un femminicidio. Teresa Buonocore viene uccisa nel 2010 da due killer che le sparano mentre sta andando a lavorare. La “causa” è la denuncia e la condanna del suo ex marito, che aveva molestato sessualmente una delle sue figlie. Questo gesto di enorme coraggio e amore le è costato la vita. Le due figlie Alessandra e Michelle, rimaste orfane da bambine, hanno dovuto affrontare non solo la morte della madre, ma anche la sua mancanza negli eventi importanti della loro vita.

Dopo una lunga fase le due ragazze sono riuscite ad accettare il lutto, ma ogni giorno sono sovrastate da un senso di vuoto e nostalgia. La seconda è la storia di Eligia, una donna di 35 anni, che viene uccisa al suo ottavo mese di gravidanza dal suo partner Christian. Quest’ultimo riteneva che la gravidanza avrebbe limitato le sue libertà, ma non sopportava l’idea della separazione dato che ritenevano il matrimonio un legame sacro. Così, dopo un litigio, l’uomo soffocò la donna e coprì le tracce. Per 8 mesi riuscì a sfuggire alle indagini ma poi venne condannato all’ergastolo nel dicembre del 2018.


Questa testimonianza è molto recente ed è stata pubblicata da OPEN il 23 agosto 2021. A sparare l’ex fidanzato della vittima, Antonino Sciuto, che prima dell’omicidio l’aveva raggiunta ad Alci Trezza chiedendole un incontro di chiarimento. Una tragedia evitabile, se Vanessa Zappalà avesse ricevuto la giusta protezione, dopo le molteplici denunce per stalking. Roberta, una sua cara amica, non riesce a darsi pace per la perdita e per non essere riuscita a proteggerla dal suo assassino. Dalle testimonianze possiamo solo in parte comprendere quale devastazione travolga la famiglia della vittima, dell’assassino, gli eventuali figli e tutti gli amici e le persone che avevano un legame con loro. Va inoltre considerato che i casi di femminicidio non ricevono abbastanza attenzione.

Il non parlarne causa disinformazione, che a sua volta causa ignoranza. Per limitare tale problema è bene incrementare le conoscenze sul femminicidio ,soprattutto attraverso i social media dove le persone passano molte ore al giorno. Anche da un punto di vista legale si rende necessario trovare il giusto compromesso tra la libertà delle persone e la protezione che deve essere garantita ai soggetti più fragili. In una società evoluta non possiamo permetterci, che una persona che ha già denunciato il persecutore, non riesca a vivere la propria vita in serenità e che anzi dallo stalking o gesti di violenza si possa arrivare all’omicidio.


Slongo Giada 2A LSI

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