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Immagine del redattoreGiornalino Uccellis

La pace in Afghanistan: storia di un’utopia


Durante quest’estate, in particolare a metà del mese di Agosto 2021, aprendo i social network si scoprono delle strazianti immagini di persone che disperatamente cercano la fuga dal loro paese. Queste immagini arrivano direttamente dall’Afghanistan, che da poco tempo ha visto il suo governo rovesciarsi nuovamente, questa volta però, al vertice dello Stato ci sono i Talebani.


Situato nel cuore dell’Asia e privo di sbocchi sul mare, l’Afghanistan fa da ponte fra tre grandi regioni culturali e geografiche: il sub continente indiano ad est, l’Asia centrale a nord e l’altopiano iranico ad ovest. Sin dall’antichità è stato un importante crocevia strategico tra estremo Oriente e Medio Oriente e per questa sua caratteristica, il controllo dell’Afghanistan è sempre stato ambito da molte etnie e Stati. La storia dell’Afghanistan come entità autonoma sorge nel 1747. Diventato un emirato negli inizi del 1800 e capitanato dall’emiro Dost Mohammed, divenne teatro di ben tre guerre contro i britannici chiamate appunto guerre anglo-afghane. Esse si conclusero appena nel 1919 quando gli afghani riuscirono a liberarsi dalla scomoda influenza britannica ormai spossata da anni di conflitto mondiale. Così nello stesso anno si istituì una monarchia. Ad auto proclamarsi re fu Amanullah Khan che era pronto a modernizzare il paese anche a costo di stravolgere le tradizioni. La riforma prevedeva bandire l’uso del velo per le donne, creare una costituzione di pari diritti, imporre l’obbligo scolastico e vietare i matrimoni combinati. Gli afghani furono esortati a vestire all’occidentale e il clero islamico fu messo all’angolo da tutti questi cambiamenti. L'occidentalizzazione fu troppo azzardata ed anche se in primo luogo fu accolta, la riforma portò ad una guerra civile che costrinse il sovrano ad abdicare nel 1929. Con l’ultimo sovrano afghano Zahir Shah e l’avvento della guerra fredda, l’Afghanistan seppe sfruttare la rivalità tra Unione Sovietica e Stati Uniti conquistando la fiducia di entrambi, costringendo i russi a costruirgli i silos e gli americani a riempirglieli di grano. Questo però non fece altro che rendere il Paese ancora una volta dipendente dagli aiuti stranieri e non contribuì di certo a sviluppare una mentalità industriale e tantomeno imprenditoriale. La stagione monarchica finì nel 1973 quando il Daud Khan, cugino stesso del sovrano Zahir, organizzò un colpo di stato dichiarando l’inizio della Repubblica. Nel giro di due anni Daud si ritenne sufficientemente sicuro da cacciare dei nemici politici dal governo (i membri del Partito Democratico Popolare dell’Afghanistan, PDPA), bandire una fazione del partito e assumere i pieni poteri.

Il PDPA a questo punto, ne organizzò l’assassinio e isituì la nuova Repubblica Democratica. Il nuovo governo virò verso l’abbandono della neutralità storica dell’Afghanistan per un’alleanza dichiaratamente aperta con l’Unione Sovietica. Dopo anni di colpi di stato l’equilibrio politico sembrava finalmente esser stato raggiunto, sennonché, gli stessi membri del partito rispettosi della tradizione politica afghana cominciarono a pugnalarsi alle spalle.

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La continuazione sul prossimo numero. Assolutamente da non perdere!!

Maruccio De Marco Leonardo 2A LSI

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