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Immagine del redattoreGiornalino Uccellis

La pace in Afghanistan: storia di un’utopia

(….. i primi 3 punti sono nella prima edizione)


4. Diversi presidenti della Repubblica Democratica Popolare dell’Afghanistan si succedettero fino ad arrivare nel 1979 quando salì al potere Hafizullah Amin, propenso al dialogo aperto con gli Stati Uniti. L’Unione Sovietica ovviamente non la prese bene e, quando a Mosca arrivò la voce che Amin avesse legami con la CIA americana, l’invasione russa scattò. L’intervento in Afghanistan, però, mobilitò un’opposizione di massa contro gli stessi sovietici. Si fecero da subito notare per l’agguerrita resistenza i Mujaheddin “i combattenti a difesa della patria”. Essi ebbero presto il sostegno da parte degli Stati Uniti e Arabia Saudita che non volevano assolutamente un nuovo Afghanistan socialista. I fondi americani e sauditi confluirono prima in Pakistan, dove si erano rifugiati negli anni passati gli esuli afghani e i leader islamisti esiliati, e poi in Afghanistan sotto forma di armi e rifornimenti. Ironicamente a beneficiare dei soldi degli americani fu anche lo stesso Osama bin Laden che nel 1988 aveva costituito la sua organizzazione di volontari arabi Al Qaeda per combattere i sovietici.

Quando, nel 1982, la missione di “riappacificare” l’Afghanistan si complicò a causa della morte dell’allora leader sovietico Brežnev, il successivo governo di Gorbačëv decise di limitarsi a finanziare economicamente il governo marionetta socialista afghano guidato da Najibullah e di ritirare le truppe dal paese.

Najibullah comprese da subito che con la partenza dei militari sovietici la situazione politica sarebbe cambiata drammaticamente, infatti i Mujaheddin pur composti da numerose fazioni molto diverse tra loro, erano unite dal nemico comune.


5. Agli inizi degli anni novanta, quando la Russia sospese definitivamente gli aiuti militari e i rifornimenti di cibo e carburante, l’esercito della nazione afghana disertò in massa: era l’inizio di una nuova guerra civile tra le varie fazioni Mujaheddin. La Repubblica Democratica Popolare crollò ufficialmente ed il trono del primo governo Islamico rimase vacante fino a quando, dopo sanguinosi scontri per il potere, ebbero la meglio su tutti i Mujaheddin i numerosi Talebani. L'Afghanistan così passò da essere Stato Islamico ad essere a tutti gli effetti un Emirato. Comandante supremo diventò Mohammed Omar che reintrodusse le norme integraliste. Furono riportate alla luce antiche pratiche politico religiose come il taglio della mano per il furto o la lapidazione per l'adulterio, gli uomini furono obbligati a tenere la barba lunga almeno un palmo della mano e alle donne fu tolta ogni forma di diritto e furono costrette ad indossare in pubblico un burqa che le copriva da capo a piedi. Il governo dei Talebani non riusciva ad agire da solo, era infatti molto povero finanziariamente e strategicamente. Così fin da subito dovettero chiedere aiuto alle Nazioni Unite spacciandolo per aiuto per la ricostruzione del Paese. Sorprendentemente riuscirono ad ottenere dei contributi pur calpestando quotidianamente valori di cui le Nazioni Unite si vantano di essere portatrici.

Nonostante sfamasse la popolazione, il governo Talebano rimase senza amici ed alleati e nel caso degli Stati Uniti la loro iniziale fredda neutralità si tramutò in aperta ostilità sulla scia degli attacchi di Al Qaeda nel 1998 a due ambasciate statunitensi in Kenya ed in Tanzania. Questo gesto spinse gli americani a ribattere bombardando due campi di addestramento terroristici. Fu proprio in questi anni che Bin Laden dichiarò il Jihad contro l’Occidente. La goccia che fece traboccare il vaso arrivò l’11 Settembre 2001 quando quattro aerei di linea furono dirottati da 19 terroristi appartenenti ad Al Qaeda. Due aerei furono fatti schiantare rispettivamente contro le Torri Nord e Sud del World Trade Center (simbolo della società civile americana), nel quartiere della Lower Manhattan di New York. Nel giro di due ore entrambe le torri crollarono. Un terzo aereo fu fatto schiantare contro il Pentagono (simbolo del potere militare), sede del Dipartimento della Difesa, nella contea di Arlington in Virginia. L'attacco causò il crollo della facciata ovest dell'edificio. Un quarto aereo venne invece fatto dirigere verso Washington ma precipitò successivamente in un campo a seguito di una eroica rivolta dei passeggeri.


6. A questo punto l’allora presidente americano George W. Bush apparve alla televisione, comunicando che dato il delle trattative del regime talebano il governo americano avrebbe proceduto con i bombardamenti. Era l’inizio della missione Enduring Freedom. Kabul cadde e per i Talebani non ci fu battaglia, scomparvero momentaneamente dalla scena allo stesso modo in cui erano saliti al potere.

In Afghanistan fu installato un nuovo governo “democatico” filo-occidentale e si succedettero numerosi governi fantoccio ultimo dei quali quello di Ashraf Ghani fuggito ad Agosto 2021 in Tagikistan, per lasciar posto ad un nuovo emiro talebano Hibatullah Akhundzada.


7. Siamo quindi giunti ai giorni nostri e ci chiediamo come mai dopo anni di occupazione americana i talebani siano riusciti ad istituire nuovamente un Emirato Islamico.

Le notizie a noi giunte sono quelle che sotto ordine dell’attuale presidente americano Joe Biden le truppe hanno lasciato l’Afghanistan in quanto la missione era ormai stata completata. Viste però le conseguenze piuttosto scontate ci si accorge subito di un’ incongruenza. Tuttavia le decisioni di Biden non sono state improvvise, già l’ex presidente Donald Trump nel Gennaio 2020 aveva preannunciato il ritiro dei contingenti.

Per spiegare però a fondo ciò che è accaduto sono senz’altro necessarie più chiavi di lettura. Ciò che in televisione ci è sembrato scontato è che senza le truppe Nato a difendere la popolazione, sono milioni i cittadini che sognano di fuggire dal proprio paese. L’Italia insieme agli altri alleati Nato procedono già con missioni di salvataggio e pur di non rimanere a vivere in un paese dove dei terroristi decidono come un individuo deve vivere, se può o non può fare qualcosa, negando alle donne ogni diritto incluso quello di lavorare e studiare, pur di non assistere a tali orrori ed essere uccisi per mano di un terrorista, le persone sono spinte ad attaccarsi a mani nude ad aerei pronti al decollo.


8. Questa però è una classica visione occidentale dei fatti che, seppur basata su verità per noi evidenti, forse non comprende pienamente il punto di vista afghano.

E’ interessante a questo proposito l’articolo di Dario Fabbri su Omnibus (https://www.startmag.it/mondo/chi-sono-i-talebani-al-potere-in-afghanistan-lanalisi-di-fabbri-limes/): egli è convinto che i talebani godano di un vasto consenso tra la popolazione (una popolazione molto diversa da quella occidentale, divisa per clan e tribù). “I talebani hanno un consenso reale nel paese, non esiste alcun regime, nemmeno il più dispotico, che possa esistere senza consenso. Forse la maggior parte della popolazione afgana non introdurrebbe un regime talebano come quello di 20 anni fa, ma questo non vuol dire che veda le cose come le vediamo noi. Il consenso che possiedono è reale, ciò significa che tra i talebani e un’istituzione alla occidentale non è per nulla scontato che gli afgani scelgano la nostra”.

Inoltre è interessante la questione dei diritti umani: “Noi siamo convinti che esistano i diritti umani universali, ci sono anche programmi accademici sul tema. I diritti umani universali li abbiamo creati noi, interessano solo a noi”. Infatti, sulla questione femminile ed i vari video di donne afgane che chiedono di non essere abbandonate Dario Fabbri aggiunge: “L’Afghanistan non è un paese che ha un approccio individualistico alle istituzioni, questa è una costruzione occidentale. Quando vediamo gli appelli drammatici delle donne su ciò che potrebbe accadere o sta già accadendo a Kabul o altrove dobbiamo ricordare che il ruolo del singolo individuo conta quasi niente. Tutto ciò che riguarda la vita sociale o le costruzioni istituzionali è intermediato dalle collettività che siano tribù o clan.

Nuove notizie ed aggiornamenti continuano ad arrivare dall’Afghanistan, ma per ora non c’è nulla che sembri promettere il meglio, solo tante promesse da fonti talebane che alludono alla pace e tanti orrori che solo l’essere umano è capace di compiere.



Maruccio De Marco Leonardo 2A LSI


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