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Immagine del redattoreGiornalino Uccellis

Pandemia cibernetica

Una pandemia nella pandemia: aumenta la contagiosità dei virus informatici

Pandemia Cibernetica

L’attacco alla regione Lazio è stato l’ennesimo campanello d’allarme per la sicurezza dei nostri dispositivi


Nella notte tra il 31 luglio e il 1° agosto 2021 gli utenti della regione Lazio che tentavano di prenotare il così tanto atteso vaccino contro il Covid-19 si sono ritrovati ad affrontare un altro tipo di virus. Un attacco hacker aveva bloccato totalmente il sito di prenotazione dei vaccini chiedendo un riscatto in Bitcoin (monete virtuali entrate in circolazione nel 2009) per ripristinare i file criptati. 

L’attacco è arrivato dalla Germania facendo breccia attraverso il pc di un dipendente in smart working. È stato facile per i pirati ottenere l’accesso data lo scarso livello di sicurezza presente sul dispositivo e si pensa che fossero entrati già due mesi prima per poi osservare e aspettare il momento migliore per mettere a segno il colpo. Durante la notte dell’attacco, verso l’una, è apparso sugli schermi un messaggio minatorio in inglese che chiedeva il riscatto entro 24 ore. È intervenuta ovviamente la polizia postale ma non solo, sono stati coinvolti anche FBI e Europol, dato che ci sono stati altri casi a livello internazionale come in Brasile e in Texas.

La notizia ha presto raggiunto tutto il paese e ci ha portato a chiederci se anche nel nostro piccolo, siamo a rischio di attacchi hacker o minacce del genere. Effettivamente, con la pandemia il nostro livello di digitalizzazione è decisamente aumentato. Gli studenti seguono a tratti le lezioni a distanza e gli adulti sono stati costretti allo smart-working. Tutto ciò non ha fatto altro che esporci ancora di più a rischi di hacking.

Tuttavia, questi rischi sono veramente da considerare una minaccia? Basta tornare al caso del Lazio: come abbiamo detto l’attacco è partito dal portatile di un impiegato a distanza di Frosinone, ma solo dopo è stato scoperto che a lasciare aperto il collegamento era stato suo figlio. Già questo dato ci porta a comprendere quanto vicini siamo alla realtà dei cyber attacchi, dei virus e degli hacker.

Inoltre, come già accennato, il coronavirus non ha migliorato la situazione e, nonostante imporre la scuola e il lavoro a distanza sia stata una decisione essenziale che ha certamente aiutato ad affrontare la situazione, ha al contempo messo sempre più a rischio i nostri dati personali. 

Prima di arrivare a una soluzione, però, dobbiamo capire che cosa è un virus informatico, che essenzialmente funziona come quelli umani: questi tipi di software detti malware, teorizzati già nel ’49 e messi in pratica negli anni ‘80, “infettano” un file ordinandogli di eseguire copie di sé stesso, diffondendo il nuovo codice.


Quando però diciamo che a creare questi virus sono i cosiddetti hacker, pensiamo ad una persona in una stanza buia con un cappuccio nero e la faccia in penombra seduta davanti ad un pc con lo schermo pieno di righe di codice verde, dando per scontato che le intenzioni degli hacker siano sempre di tendenza criminale. Ciò non è vero dato che il termine appropriato per questo tipo di persone è cracker, quindi pirati informatici. Gli hacker possono essere tranquillamente anche persone assunte per migliorare le prestazioni di un sistema.

Alcuni dei “sintomi” iniziali che un dispositivo può avere sono una particolare lentezza nel funzionamento generale o la presenza di applicazioni che non si è scelto di scaricare (da disinstallare immediatamente)

Un altro segnale di pericolo sono i cosiddetti pop-up, come è stato per il Lazio. Delle icone contenenti un testo che dal nulla appaiono sullo schermo ed è cruciale non selezionarle. 

È anche molto importante ricordarsi che i virus possono tranquillamente diffondersi tramite messaggio o mail e in entrambi casi contengono link che aprono il passaggio per il virus una volta aperti. 

Identificata la natura e i comportamenti dei virus informatici dobbiamo capire, come per quelli biologici, se possono essere debellati. 

La prima cosa da fare quando un dispositivo viene infettato è scaricare e installare un software antivirus e subito dopo bisogna disconnetterlo da internet. Dopo averlo riavviato è consigliabile rimuovere tutti i file temporanei e finalmente eseguire la scansione antivirus. Una volta che il virus è stato identificato bisogna eliminare o mettere in quarantena i file infettati (il processo va ripetuto finché la scansione non rivela nulla). 

Si riavvia nuovamente il dispositivo e poi è molto importante cambiare tutte le password presenti su di esso e aggiornare browser e sistema operativo. D’altra parte, per prevenire un attacco hacker e proteggersi da virus è opportuno installare preventivamente sul pc un antivirus: tra i migliori ricordiamo Bitdefender, Norton e McAfee.

Sistemi avanzati e altamente efficienti come questi hanno ovviamente un costo, ma è una spesa che è consigliabile fare perché il rischio non è da poco e non lo sono nemmeno le conseguenze. Un’opzione più economica sarebbe fare un backup dei file in una memoria esterna, ma anche quest’ultima è una potenziale vittima di attacchi. L’antivirus è l’unico vero modo e ora come non mai è essenziale per tutti noi che possediamo dispositivi informatici.


Anna Lant 1 LSI

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