Teledidattica o tenebredidattica?
Didattica online: pro e contro.
Didattica online: utile e comoda
“Dal prossimo anno meno ore di lezione e più didattica online", sono queste le parole di un giornalista visibilmente favorevole alle lezioni svolte tramite PC. In questo periodo di quarantena dove abbiamo sperimentato in prima persona l'uso di telefoni, tablet e computer per apprendere, la mia opinione sulla didattica online è cambiata rapidamente; ritengo infatti che essa sia molto utile e che possa facilitare l'apprendimento. Il fattore che accredita maggiormente questi corsi è la comodità, studiare in un ambiente tranquillo come la propria camera infatti rende più facile il lavoro.
Tuttavia molti mettono in discussione questo metodo; in primo luogo perché il computer è molte volte causa di problemi alla vista, alla schiena e d'ipertensione muscolare. Secondo "informagiovani-italia.com" infatti, il rischio per questo tipo di danni aumenta del 60% per chi passa più di tre ore davanti al PC. Inoltre molti affermano che l'interazione tra studente e insegnante diminuisce .
È da considerare però che le ore al computer sarebbero con alte probabilità limitate e secondo studi ortopedici basterebbe fare una pausa ogni 40 minuti per distendere i muscoli e per rilassare gli occhi. Per di più grazie alla facoltà di registrare le conferenze è possibile, una volta terminate, tornare a riascoltare spiegazioni poco chiare o non comprese a pieno.
Infine le lezioni online offrono pari opportunità a ciascuno, in quanto anche ragazzi timidi o aventi ansia da prestazione riuscirebbero a interagire diminuendo lo stress provocatagli dal contatto diretto con un professore o con la classe.
Questi sono alcuni dei motivi per cui credo che la didattica a scuola ormai sia diventata qualcosa di preistorico. Avendo sperimentato in prima persona che la didattica online funziona, sarà sufficiente apportare pochi miglioramenti per stare al passo con i tempi e rispondere al bisogno impellente di rinnovamento.
Giulia Bisogno, II^B LSU
La scuola tradizionale: insostituibile
Durante questa interminabile quarantena, come studentessa ho potuto sperimentare la didattica online, per quasi tre mesi. All'inizio era una novità e tempo di ambientarmi sembrava irreale, ma da un punto di vista positivo. Come tutti, credo che seguire le lezioni da casa possa significare molto: una maggiore libertà, svegliarsi più tardi e non dover entrare nella caoticità di una corriera o di un bus alle sette del mattino.
Per quanto mi riguarda, però, l'iniziale entusiasmo per questa novità è scemato in fretta. Passata la prima settimana mi sono resa conto che le lezioni online erano anche più pesanti di quelle a scuola: stare davanti allo schermo per ore non aiuta di certo l'attenzione, per non parlare dei problemi di connessione. Un punto molto a sfavore è l’utilizzo del computer e di Internet nelle famiglie più numerose, perché ogni casa ha la sua quotidianità e si rischia di perdere la concentrazione. Inoltre non c'è mai una lezione che fila liscia senza intoppi. Prendiamo ora in considerazione la possibilità di un futuro con la didattica online nella quotidianità (non come in questo caso in seguito a un problema internazionale). Se ogni mattina ci svegliassimo preparati a passare tot.ore davanti a un computer per seguire le lezioni scolastiche, che ne sarebbe di tutti i nostri rapporti sociali? Non potremmo più interagire coi nostri compagni, né avere un rapporto diretto con i professori. Il nostro rendimento e apprendimento sarebbero compromessi anche da questo fattore che, se non principale, è fondamentale in quanto aiuta gli studenti a confrontarsi e a spronarsi tra loro (non credo che Anna dai capelli rossi sarebbe riuscita a ottenere tali risultati a scuola se la rivalità con Gilbert si fosse svolta online).
Inoltre, secondo uno studio statunitense della Brigham Young University, eseguito nel 2010 da Julianne Holt-Lunstade e altri collaboratori, la mancanza di relazioni sociali provoca conseguenze sulla salute simili al consumo di tabacco o di alcool.
E’ vero che la tecnologia aiuta, come in questo periodo di emergenza, ma bisogna considerare che le persone si stanno già allontanando le une dalle altre. Nel periodo dell’adolescenza potrebbe risultare dannoso togliere delle ore scolastiche per sostituirle con delle lezioni online: ciò equivale a ridurre le interazioni sociali.
E' anche difficile immaginare come in un sistema ben radicato come quello dell'istruzione italiana, una tecnologia da sempre poco utilizzata e poco finanziata come il digitale si possa inserire con tale facilità. Non sempre gli insegnanti sono ben aggiornati e non tutti gli studenti possono usufruire di dispositivi adeguati: tutto ciò porta all'unico risultato di trasformare l'insegnamento in una poco fruttuosa imitazione.
Bisogna ammettere che quando si tornerà tra i banchi di scuola insegnanti e allievi saranno più consapevoli dei vantaggi che la tecnologia può apportare nella didattica. Ciò non toglie, però, che la scuola tradizionale sia, in poche parole, insostituibile.
Giulia Olivieri, II^B LSU
Inoltre...
È sufficiente leggere queste poche righe per dedurre i molteplici limiti della didattica online. Fra questi, i più evidenti sono la difficoltà a concentrarsi, la mancanza di risorse investite nella tecnologia, la demolizione completa dei rapporti sociali e le conseguenti lacune nella crescita dei giovani. Queste sono problematiche che sfiorano ogni indirizzo scolastico e ogni studente, senza pensare poi alle difficoltà che si riscontrano nel momento in cui la didattica online viene proposta anche ai ragazzi degli istituti tecnici e delle scuole professionali. Come possono questi svolgere i laboratori pratici in una modalità online? E i ragazzi con delle disabilità? In che modo si potrebbe assicurare anche a loro un sistema di educazione efficace davanti al computer, senza un’insegnante di sostegno?
Oserei dire che l’istruzione correrebbe il rischio di diventare qualcosa di elitario e selettivo.
Ecco il primo indizio della pericolosità che si nasconde dietro la comodità di seguire una lezione in pigiama dal divano di casa nostra.
Nello specifico ci sono due questioni che mi preoccupano: la prima riguarda la comunità e il nostro vivere sociale mentre l’altra concerne i nostri diritti i civili e sociali.
Innanzitutto, l’isolamento a casa ci nega ogni possibilità di confronto e di dibattito, andando pian piano a distruggere la nostra capacità di relazione con il mondo esterno. Vi porto un esempio banale: se non ci va bene la tesi sostenuta dal nostro interlocutore, ci basta spegnere per 30 secondi la videocamera, sbuffare e, senza il minimo di disturbo, continuare a fare gli affari nostri.
La scuola è il luogo dove i ragazzi imparano a stare in comunità, non la casa, dove invece se ne riparano. Stare chiusi in una sfera di cristallo, imbattendoci solamente in ciò che conosciamo significa accogliere senza filtri tutto ciò che più ci fa comodo. E’ questo che impedisce al pensiero di diventare critico, di sapersi difendere e di crescere.
In secondo luogo, ognuno di noi si è accorto che, studiando e lavorando in queste modalità, il tempo privato, intimo, è stato negato. La reperibilità costante, permessa dai dispositivi che sono sempre sotto mano, porta alla distruzione di un orario di lavoro limitato e contenuto. Questo ovviamente porterebbe i professori, ma anche gli alunni, a una schiavitù tecnologica data da una disponibilità di lavorare 24 ore su 24. E i diritti dei lavoratori dove sono finiti?
Infine credo ci sia un problema di apprendimento che sta alla base dell’uso che facciamo di internet.
Se x sta a y, allora online sta a velocità. Basta fare una ricerca su google per leggere; ‘risultati trovati in 0,47 secondi’. Fare didattica online cela anche il rischio di velocizzare il processo di apprendimento. Imparare è un verbo che sottintende attesa e riflessione, effettivamente incompatibile con la velocità di decisione immediata tanto pretesa da un sistema telematico. Cancellare l’attesa e i tempi di riflessione significa privare lo studente della sua analisi critica e coscienziosa, significa farlo accettare tutto senza la legittimità del dubbio.
Agnese Pecoraro, V^D
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