Due linee parallele, vicine ma che non si incontrano mai.
Hegel diceva “dalla storia impariamo che non impariamo dalla storia” e nessuna frase suona oggi più appropriata, davanti alla recente crisi ucraino-russa. Le terribili immagini di questo nuovo conflitto hanno fatto il giro del mondo, sconvolgendo tutti, dai più grandi ai più piccoli; l’eventualità di una terza guerra mondiale non è mai stata così reale. Ciò nonostante, non è questa la prima volta che la Russia minaccia un altro Stato con iniziative belliche: ciò che accade oggi in Ucraina ricorda ciò che successe in Georgia nel 2008, un conflitto che pochi ricordano oggi. All’epoca i separatisti georgiani vennero sostenuti militarmente dal Cremlino, così come ora i separatisti ucraini filorussi sono appoggiati da Mosca. La tattica russa rimane sempre la stessa nel corso degli anni: nascondere l’annichilimento di una regione, in questo caso l’Ucraina, Stato indipendente e sovrano, dietro fittizie pretese - “ciniche argomentazioni” come le ha definite la Presidente della Commissione Europea U. von der Leyen - come la protezione di una minoranza russa nella suddetta area. Così nel 2008 la Russia riuscì definitivamente a bloccare ogni aspirazione del Governo Georgiano a far parte della NATO. Ma questa volta l’Alleanza Atlantica non è disposta a cedere alle condizioni di Putin. Le ragioni dell’attuale conflitto ucraino-russo risalgono al 1990, dopo la Caduta del Muro di Berlino, durante il summit internazionale riguardante la riunificazione della Germania, in cui le controparti furono il Presidente sovietico M. Gorbachev, il Presidente americano George W. Bush e il cancelliere tedesco H. Kohl. La questione nodale si trova in questo preciso incontro al vertice, in cui sarebbe stato dichiarato che la NATO non si sarebbe espansa verso Est, tenendosi lontana dai confini russi. Si trattava di un accordo verbale, e verba volant: esso non fu rispettato, e anzi, nell’ultimo decennio, l’Alleanza Atlantica ha ammesso sia come membri ufficiali sia come partner alleati innumerevoli Stati, anche confinanti con la Russia, quali le Repubbliche Baltiche. Non è un segreto che l’attuale Presidente ucraino V. Zelensky abbia a spirazioni filooccidentali e filoeuropee, come ad esempio una possibile entrata nella NATO o nell'UE. Tuttavia, V. Putin il leader russo non è della stessa opinione, perciò nel 2021 ha cominciato a mandare militari russi al confine, cercando di intimorire il più possibile Zelensky, affinché egli abbandonasse questa idea. Al momento non si può dire quali saranno le future mosse di Putin; quel che è sicuro è che il popolo ucraino sta vivendo uno degli eventi più drammatici di tutta la sua storia.
Le sirene antiaeree suonano a Kiev, le autostrade che portano al confine si riempiono, mentre le strade interne si svuotano, l’esodo dei cittadini ucraini inizia, e la capitale ucraina passa da città vivace e dinamica a tetra e spettrale. E’ diventata la prima linea della guerra, dove i due eserciti si scontrano e vittime innocenti ancora una volta muoiono. La comunità internazionale si chiede perché a meno di 80 anni dalla fine della 2^ guerra mondiale, e dopo una pandemia, che ha mietuto un esorbitante numero di vittime, debba ora iniziare un’altra esasperante e straziante guerra. L’iniziativa risulta scellerata e anacronistica agli occhi della gente comune, che si riversa nelle piazze per protestare e dare supporto al popolo ucraino. Dopo gli orrori dell’ultima guerra mondiale e con la stesura della Dichiarazione dei diritti umani, si pensava di poter risolvere futuri conflitti diplomaticamente per non ripetere ciò che è successo in passato, ma come detto all’inizio di questo articolo “dalla storia non impariamo”. E’ infatti difficile ricordare un momento in cui si sia vissuto in pace per lungo tempo: alcuni esempi possono essere la Guerra nei Balcani; la strage di Sarajevo negli anni ’90; la guerra in Afghanistan, che sembrava risolta ma solo apparentemente, come volevasi dimostrare negli ultimi mesi; o l’interminabile conflitto tra Israele e Palestina, che risale agli ultimi anni del Novecento. Tutti questi avvenimenti sembrerebbero indicare che il raggiungimento di uno stato di convivenza pacifico - simile a quello che John Lennon celebrava - sia un’ideale utopico. Dovremmo quindi arrenderci alla triste verità machiavelliana? La risposta è no. Il popolo ucraino sta contrastando l’offesa russa e molti ucraini, tra cui anche personaggi di spicco come cantanti o atleti, che vivevano all’estero, tornano in patria per difenderla ma non sono solo uomini, anche donne e bambini stanno contribuendo con tenacia alla guerra. Putin ha riportato l’orologio indietro di 80 anni, ma il resto del mondo no: le mobilitazioni pacifiste, gli immediati aiuti umanitari, il grande supporto della comunità internazionale, tutto ciò sembra dimostrare che l’ideale di pace è vivo e impresso nella mente di tutti. Ad esempio, è commovente l’esempio dato dai cittadini polacchi, che hanno accolto nelle loro abitazioni e nella loro vita i rifugiati ucraini. Tutto ciò dimostra che questa guerra è più di scontro bellico per il potere, è una guerra per proteggere valori quali quelli della libertà e della democrazia, e lo sforzo sia ucraino che internazionale indica che uno spiraglio di speranza c’è.
Gomiselli Virginia 4C LCE
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