"Una comunità che ha saputo resistere nella bufera Covid".
In seguito all’emergenza del COVID-19 l’Educandato Uccellis ha dovuto adottare un nuovo ordinamento anti-virus, non solo per la scuola in generale ma soprattutto per il convitto.
L’Uccellis ha dimostrato la sua efficienza e il suo interesse verso il benessere degli studenti e delle famiglie, assumendo un ruolo “eroico”.
Per questo abbiamo deciso di intervistare il coordinatore dell’Educandato, Galdino Zanor, per capire come è stato reso possibile tutto ciò.
Come è riuscito a mantenere aperto il convitto rispettando le normative di sicurezza? Ma soprattutto perché ha deciso di mantenere la scuola aperta, quando la scelta di chiudere tutto era più semplice?
“Abbiamo sempre tenuto in considerazione i protocolli del ministero, in base a questo
(considerando comunque che gli educandati non sono molto considerati dentro la normativa, quindi si è dovuto trovare insieme agli altri convitti una nuova linea regolamentare) abbiamo ridotto il numero di posti letto e, andando a ragionare sui protocolli, siamo riusciti a mantenerci in linea adottando gli ordinamenti utilizzati da alberghi, ristoranti e rifugi. In questo modo abbiamo dato sicurezza e tranquillità ai ragazzi che dovevano venire in convitto.
La legge va bene quando è condivisa e applicata da tutti, ragazzi e non, quindi si è lavorato molto sulle “bolle”, ovvero si è cercato di evitare il contatto fra persone esterne ad esempio c’è stata una selezione più rigorosa nei dormitori: vengono messi insieme convittori della stessa classe.
Il refettorio è stato rivoluzionato: i posti sono stati ridotti del 50% il che ha portato all’eliminazione di spazi precedentemente dedicati ad altro.
Abbiamo scelto di tenere la scuola aperta perché all’interno dell’Educandato il percorso educativo è fondamentale, non solo per la formazione scolastica ma anche per la crescita personale.
Non è stato facile prendere la decisione di dare la possibilità ai convittori di rientrare e molti, infatti, hanno deciso di restare a casa.
Ci pesa il fatto che i ragazzi non riescano a vivere a pieno ma solo parzialmente, l’esperienza dell’Educandato.”
Crede che la scelta di tenere il convitto aperto sia stata ragionevole pur conoscendo il rischio di contrarre il virus? Come è stata percepita dai genitori e gli alunni stessi?
“Il rischio è stato valutato e c’è ovviamente. Togliere la mascherina, non rispettare le distanze e non lavarsi le mani, quindi non rispettare le norme, aumentano questo problema.
I genitori sono stati molto attenti ai figli e quando hanno visto raffreddori o altri segnali hanno avuto l’accortezza di tenerli a casa e, infatti, ci sono stati solamente alcuni casi singoli ma nessun focolaio. Inizialmente c’è stata grande paura di dover chiudere e di non riuscire a mantenere il convitto aperto.
All’interno del convitto vengono fatte delle sanificazioni particolari che fanno parte di un protocollo di salvaguardia della salute.
Tenere aperto il convitto è stata una scelta rischiosa ma i risultati tuttora sono stati positivi e hanno permesso di proteggere gli alunni.”
Ci sono degli aspetti positivi in questa organizzazione che potrebbero essere anche mantenuti in una ipotetica situazione di normalità? Invece quali sono stati gli effetti negativi riscontrati, se ce ne sono stati?
“(Caspita che domanda difficile, è una domanda impegnativa questa…..questa qua è una domanda impegnativa)
Uno degli aspetti positivi potrebbe essere che questa situazione ci ha costretto a confrontarci con una realtà che sembrava “statica”, invece ci ha obbligati a mettere in moto una serie di cose che prima non c’erano e non si pensava si potessero fare, ad esempio: i colloqui con i docenti, cosa che era stata richiesta da tempo da coloro che abitano lontano, ora si possono fare online senza riscontrare problemi.
Quindi l’aspetto positivo è che dobbiamo ricordarci che niente deve rimanere fisso ma ci sarà sempre qualcosa che, volente o nolente, dovrà essere cambiata, anche se in questo caso ci hanno obbligati a farlo.
Inoltre vedo un altro aspetto che noi come istituto abbiamo percepito, ovvero: che tutte le entità (allievi, docenti...) hanno lavorato per il bene comune, cosa da non dare per scontato. Noi nel nostro piccolo, a livello di istituto, abbiamo percepito che tutti si sono messi in gioco per un motivo importante e questo è un bel segno che speriamo rimanga anche dopo.
L’Uccellis è una realtà particolare, perché fa vivere un’esperienza ai convittori che in molti altri istituti non è possibile vivere, e consiste nel poter mangiare insieme, dover vivere tante ore insieme…. e in questa situazione i convittori hanno dovuto passare ancora più tempo insieme.
Le cosa negativa, dal punto di vista educativo e non didattico che è mancata a me, ai miei colleghi ma soprattutto agli studenti, è la perdita di quel contatto che adesso siamo costretti a non avere. E lo sapete meglio di me, nelle relazioni private e non, c’è bisogno di vicinanza, di condivisione, cose che sono limitate ad esempio dalla mascherina, che condiziona quella parte di espressività che non possiamo dare e non possiamo ricevere.
Questo ci è parso evidente nei momenti di sconforto dei convittori, soprattutto perché è difficile consolarli senza contatto: le pacche sulla spalla, il potersi sedere vicini, guardarsi negli occhi e aiutarsi, cose da non dare per scontato; per cui c’è stato un adattamento da parte degli educatori e come ho detto prima, manca la parte umana che purtroppo siamo costretti a nascondere ed è un impoverimento e una difficoltà.
Come sono state cambiate le giornate dei convittori fuori dall’ambiente scolastico, in particolare le domeniche?
Questo è stato l’aspetto più duro infatti sono state bloccate tutte le aggregazioni, come il cinema in lingua inglese che si svolgeva ogni lunedì anche in gruppi numerosi di convittori, un momento aggregativo ma sicuramente formativo. Quest’anno siamo partiti un po’ piano ad esempio con le cene a tema, una delle feste “fondamentali”, perché sono dei passaggi importanti che insegnano a socializzare in una forma diversa. Quest’anno è saltato tutto ed è stato veramente difficile riuscire a trovare delle piccole cose da poter condividere.
I sabati e le domeniche sono stati la parte più dura,”come li porti fuori?”, le uscite nel fine settimana, pensate per conoscere la regione, sono state cancellate perché era tutto bloccato e non si poteva uscire in gruppo, non c’erano corriere a disposizione e molti itinerari sono stati chiusi. Per quanto riguarda le attività organizzate non c'è ne sono state tantissime per la mancanza degli spazi adeguati all’interno della scuola.
Ci sono stati vari alti e bassi, settimane di chiusura e periodi di alternanza tra molti e pochi convittori che ci ha destabilizzati. Quest’anno è stato veramente pesante, ma posso confermare che ci sono stati studenti bravissimi che hanno sfruttato al meglio il tempo di libertà nonostante esso sia diminuito. La cosa che ha incrementato la difficoltà è stata anche l’instabilità e l’indecisione da parte dello stato: oggi siamo in zona gialla e la prossima settimana non si sa...
C’è una domanda in particolare che avrebbe desiderato le fosse stata fatta alla quale vorrebbe rispondere?
Allora, vorrei fare un riassunto di tutto ciò che comprende il complesso “Educandato Uccellis”: la scuola primaria ha 240 bambini in più i docenti, educatori e personale ata che sono sempre venuti a scuola; la scuola secondaria di 1 grado ha 192 ragazzi, che sono stati in presenza in alternanza; infine, il convitto che è sempre stato aperto con un minimo di 20 alunni. Non hanno avuto focolai, fortuna? O abbiamo e hanno seguito i protocolli? O siamo riusciti a trasmettere ad alunni e famiglie alcuni semplici regole?
Potrebbe essere fortuna ma sicuramente tutti gli attori hanno fatto la loro parte la quale ci ha permesso di essere qui oggi.
L’Uccellis,infatti, è stata una tra le prime scuole a cui è stato fatto un sopralluogo dal dipartimento di prevenzione, con il quale è nata una collaborazione che ci ha portato ad aprire in sicurezza.
Inoltre, tutte le entità che formano l’Uccellis hanno lavorato nel rispetto delle regole, compresi i genitori che hanno sempre agito con le giuste accortezze.
È stato un percorso difficile e non è ancora finito.
Spero che il giornalino possa arrivare ai ragazzi perché siamo noi i principali attori di tutto questo e dobbiamo avere rispetto delle regole per il bene nostro e degli altri.
Io ritengo sia necessario avere la consaevolezza di quello che stiamo vivendo, non bisogna farsi prendere dall’ansia ma bisogna rispettare e applicare rigorosamente le regole. Anche se ora siamo in zona gialla dobbiamo mantenere un alto livello, non di ansia, non preoccupazione ma di attenzione.
Martina Sellino, Eleonora Girolamo e Matilde Stua 1A LSI
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