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L’Uccellis alle Convittiadi

Tra agonismo ed emozioni.


Le quattordicesime convittiadi, tenute quest’anno a Campobasso, hanno avuto davvero un qualcosa di speciale, considerata l’attesa di due anni dovuta all’interruzione per la pandemia: riscoprire il torneo ha portato tanta euforia e curiosità tra i convittori di tutta Italia, nonostante fosse un'edizione ridotta alla quale hanno preso parte solo metà dei convitti dello stivale. Alle Convittiadi, torneo sportivo nazionale riconosciuto dal C.O.N.I, che si svolgono annualmente durante la prima settimana di aprile, prendono parte i ragazzi dalla seconda media alla seconda superiore. Per questo motivo mi ritengo estremamente fortunato ad aver potuto vivere tutto quello che sto per raccontare, essendo questo l’ultimo anno per me in cui mi è consentita la partecipazione. Da Udine con destinazione il capoluogo molisano partiamo in 17 atleti scelti tra le centinaia di studenti frequentanti i diversi Licei dell’Istituto. Accompagnato da tre educatori, questo gruppo di ragazzi, che quasi non si conoscevano, era unito da uno scopo comune: portare in alto il nome della scuola. E proprio in questo viaggio noi ragazzi iniziamo a legare e fare conoscenze, scambiandoci idee e pensieri, cercando di immaginare quel che avremmo vissuto da lì a poche ore. Dodici ore di viaggio non sono poche, ma dormendo, parlando e guardando Udinese-Cagliari, non si sono fatte sentire. Giunti all’hotel, abbiamo lasciato nelle rispettive camere i bagagli e le felpe o giacche. Il primo giorno si è tenuta la cerimonia di apertura del torneo, con coreografie, cori e, soprattutto, la presentazione dei convitti partecipanti. Uno spettacolo di luci, musica e ballo dal vivo, interamente eseguito da ragazzi di diverse scuole in molise; il canto dell’inno nazionale e il passaggio della fiaccola olimpica ci hanno accolti alla nostra prima sera di soggiorno. Finita la cerimonia ogni scuola è tornata nel proprio hotel, preparandosi per i giorni a seguire. Dal lunedì fino al venerdì si sono svolte le gare sportive. Settecento atleti si sono affrontati in sette diverse discipline sportive: calcio a 5 maschile, pallavolo femminile, ping-pong misto, corsa campestre maschile e femminile, atletica leggera maschile, femminile e mista, pallacanestro maschile e scacchi misto. Nel calcio a 5 di soddisfazioni ce ne sono state tante, oltre ad aver vinto il girone da primi in classifica abbiamo anche vinto l’attesissimo derby con Cividale. Un 2-1 lottato e meritato che ha visto noi udinesi uscire vincitori: un'ottima fase difensiva, alternata ad una fase offensiva dove abbiamo sbagliato molto poco, con la giusta cattiveria agonistica, sono state la ricetta perfetta per la vittoria.

È bene menzionare anche i successi contro il Catania per 5-1 e il pareggio sudato col Montagnana di Padova per 3-3. Purtroppo siamo usciti ai quarti di finale contro il Novara, avversario non alla nostra portata. Le ragazze, altrettanto brave, se non di più, hanno disputato un bellissimo torneo di pallavolo: a due partite dalla fine, prime nel loro girone hanno purtroppo perso la testa, le sconfitte con Roma e Cividale, entrambi avversari molto abbordabili, le hanno condannate alla finale per il terzo e quarto posto, dove ancora con la delusione per le partite precedenti hanno lasciato ogni speranza, perdendo con Cagliari, squadra che avevano battuto nella fase a gironi, terminando così il loro torneo un gradino fuori dal podio. Per le discipline di corsa e ping pong non c’erano ragazzi che praticassero quegli sport a livello agonistico, come poteva essere per le altre scuole, va da sé che i risultati ottenuti non sono stati eccezionali; mentre non abbiamo partecipato a basket e scacchi. Oltre ai risultati, che alla fine sono l’ultima cosa che conta, come diceva de Coubertin, fondatore dei Giochi Olimpici moderni: “L’importante non è vincere, ma partecipare” (facile dirlo non vincendo nulla). E’ stato meraviglioso vivere questa esperienza conoscendo nuova gente, o poter passare le serate libere girando per le varie stanze dell’albergo per stare in compagnia, o ancora intonare dei cori durante le partite dei propri compagni, e, forse la cosa più importante, poter lasciare quel posto come un gruppo di nuovi amici affiatati, quando fino a pochi giorni prima si era perfetti sconosciuti.

Il sabato è stato il giorno delle premiazioni, sono state consegnate le varie meda glie e riconoscimenti agli atleti per i risultati e la partecipazione, i portavoce ed esponenti delle società organizzatrici dell’evento e il sindaco di Campobasso si sono aggiunti per i ringraziamenti di rito e saluti di fine cerimonia, conclusa con una bella coreografia da parte dello stesso gruppo che aveva danzato e suonato all’inaugurazione. Il momento più triste è stato di certo la partenza per il ritorno a casa. Caricate le valigie sulla corriera, ci siamo seduti, e l’autista è partito portandoci via da quel luogo, che ci era entrato talmente nei cuori che non lo volevamo più lasciare. Le 12 ore di viaggio sulla costa adriatica sono pesate ancora meno che all’andata: per reprimere quel senso di nostalgia che già ardeva forte dentro di noi abbiamo cercato di distrarci cantando al karaoke tutti insieme canzoni italiane e non, recenti o che hanno fatto la storia della musica. Verso le 19 di sera siamo giunti al capolinea di quell’incredibile esperienza, a Udine, in viale della Vittoria, dove tra la gratitudine per ciò che avevamo vissuto mista alla malinconia perché era già finito, ci siamo salutati tra i sorrisi di chi sa che potrà rivivere quest’esperienza ancora una volta l’anno dopo, e quelli, forse ancora più riconoscenti e genuini, di chi, come me, è consapevole di essere riuscito a prendere il bus all’ultima fermata.


Degani Federico 2°A LSI

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